PABLO NERUDA
Amo ciò che di tenace ancora sopravvive nei miei occhi, nelle mie camere abbandonate dove abita la luna, e ragni di mia proprietà, e distruzioni che mi sono care, adoro il mio essere perduto, la mia sostanza imperfetta.

Storia

di

Tommaso

L’arena stracolma. Il palco al centro. Centinaia di ballerini.
Le note, i costumi, i colori, le luci abbaglianti. E lui, il suo mito, il suo cantante preferito proprio lì dirimpetto a lui.
Non era tanto lontano e finalmente col pass backstage l’avrebbe abbracciato. Forse uno scatto con la sua polaroid istantanea e un autografo sul suo CD, il suo primo in quei lontani anni ‘80, quando era un lusso averlo.
È passato poco più di un anno da quel giorno. Archi e fiati, che vestono i brani di sonorità e arrangiamenti sorprendenti; ben venticinque artisti di altre discipline, a dar vita ad una epocale prima volta musicale, artistica e scenografica. Non solo musica, ma un vero spettacolo a 360°, con coreografie, scenografie mobili e movimenti innovativi; tutti gli stili del mondo, dalla danza, al teatro, alla mimica. Tutto lì, tutto per lui, in quel 15 settembre 2018. Tommaso non era mai stato ad un concerto. Era la sua prima volta.
Per i suoi quarant’anni i genitori, Anna e Salvatore, ancora giovanissimi, appena sessantenni, avevano voluto coronare il suo sogno. E di lì, i biglietti, il viaggio in treno, una visita al balcone di Giulietta e poi via all’Arena. Tensione mista a stupore. Attesa, trepidazione e sudore, misto a emozione. Tommaso, le sapeva tutte a memoria.
Anni e anni ad ascoltarlo: quella sua maglietta fina, che gli ricordava il sapore dell’estate, e tu come stai, che pensava sempre fosse una domanda per lui.
Ora era proprio lì, a festeggiare i cinquant’anni della sua carriera. E i genitori alle sue spalle emozionati e raggianti erano ormai con lui dietro le quinte. Qualche scatto assieme, un abbraccio fragoroso e quell’autografo sul singolo di Strada facendo, che ormai dorme con Tommaso sotto il suo cuscino da quel giorno, quasi a conservare il calore di quel ricordo. E di ricordi Tommaso ne ha tanti, quando da bambino scorrazzava per i vicoli di Scala, dove era nato e cresciuto, quando da ragazzino viveva le estati al mare, giù ad Atrani, in quell’angolo di paradiso, alle spalle dei monti Lattari, quando giovanotto si riscaldava negli inverni freddi, ma che non spaventano chi vive tra i sentieri della Divina, dove un arcobaleno sbuca sempre, tra i limoneti impigriti dalla pioggia, ed il grigio cupo si fonde con il blu intenso del mare.
Di ricordi Tommaso ne aveva proprio tanti in quei quarant’anni, cresciuto felice e coccolato da due genitori affettuosi, spesso apprensivi. Tommaso non conosceva il rumoroso tran tran dei bus, sempre accompagnato dai suoi, anche quando quotidianamente iniziò a frequentare il Centro sin da piccolo. Non ricordava con esattezza i primi giorni lì, ma aveva memorizzato le fattezze di tanti uomini e donne tra le figure professionali, che avevano accompagnato lui e altri bambini come lui: il foniatra, il logopedista, il terapista della neuro, il fisiatra, l’operatore socio sanitario, ma il suo preferito era sempre stato il giovane che era solito portare a lui e i suoi amici il pranzo; non rimaneva mai tanto, giusto il tempo di scaricare gli scaldavivande, ma aveva un sorriso grande e una strofa, che cantava ogni giorno quando entrava dalla porta-finestra blu: il mattone vuole esser casa, un mattino divenire chiesa. Un bambino speciale, insomma, estremamente consapevole di esserlo. Tommaso amava presentarsi e non era per nulla timido. Era solito annunciarsi dicendo: sono Tommaso. Ho tutte le rotelle, ma qualcuna è più veloce, e altre sono più lente. Ma non aver paura di me.
Facciamo amicizia? Cordiale ed estroverso, sempre sorridente Tommaso, aveva un leggero ritardo psicomotorio, eredità infausta di un parto travagliato. Ma travagliata non è stata la sua vita, sempre al centro dei pensieri di Anna e Salvatore che gli avevano dato tutto, davvero tutto quello che avevano, con tutto l’amore strabordante, di cui erano stati capaci. Tommaso frequentava il Centro da anni tra laboratori ludico-ricreativi e piani educativi multidisciplinari. Aveva fatto amicizia con l’inserviente del centro, un indiano di ventisei anni, che gli aveva insegnato alcuni modi di dire in inglese, e durante gli anni di “lezione” con Mantej, ne aveva imparati tanti a memoria e in tre decenni li aveva imparati sempre meglio. Divenuto giovanotto durante l’estate affollata di turisti si era guadagnato il soprannome di Tom English, da parte dei vecchietti davanti al bar, che lo avevano visto crescere e pronunciavano il suo soprannome con quell’inconfondibile cadenza partenopea: Tomm Inglísc! Era così persuasivo e comunicativo che riusciva a convincere i turisti, attratti dalle classiche mete costiere, Amalfi, Sorrento, Positano, a fare una tappa al suo paese, Scala, un piccolo Comune a 400 metri sul mare, Paese di 1500 abitanti, tra marinai e artigiani, sin dall’età della Repubblica Marinara. Così inconsapevole e spontaneo Tommaso divenne presto il primo ambasciatore della sua città, tanto da guadagnarsi, il Premio Cicerone dell’anno, che il Sindaco volle istituire lanciando il progetto di marketing territoriale, con l’invito a prendere esempio da Tommaso e recuperare turisti in visita nel borgo di Scala. I ricordi sono tanti, dagli effetti e affetti speciali. Ma tanti ancora, Tommaso è pronto ad archiviarli.
Ora non fa più avanti e indietro dal Centro di Tramonti, ora Tommaso lavora; è il responsabile del trasporto pasti alla mensa della scuola del suo paese, la stessa dove andava da ragazzino. E questo lo inorgoglisce; lo rende persino originale agli occhi di chi gli dedica uno sguardo distratto, quando lo incontra intento nel suo lavoro, attraente agli occhi di quei genitori, che sperimentano come Anna e Salvatore, sentimenti di confusione misti a tenerezza, forte agli occhi di chi lo ama. Quella stessa forza e potenza che caratterizza Crio, figlio di Urano, il Cielo e di Gea, la Terra, rappresentato come
il pilastro a protezione del Sud, posto lì da suo padre a difesa di uno dei quattro angoli del mondo. Mai domi, mai rassegnati ai difetti e alle fatiche del mondo, Crio e Tommaso vivono la loro quotidianità in difesa della vita quella vissuta, non in attesa, quella attiva
e partecipata, non passiva ed estranea. Tommaso è stato educato all’amore e vigore da Anna e Salvatore, genitori di frontiera, che hanno imparato con il loro bambino e grazie al loro bambino che tutte le famiglie, prima di abitare una casa fatta di mattoni, abitano un’altra casa, quella degli affetti e del coraggio. Grazie alla potenza di pensieri ed emozioni, grazie a preparazione e supporto Salvatore, Anna e Tommaso hanno fatto della paura del domani il monito per vivere con fortezza gli istanti piccoli e preziosi, irripetibili
e perfezionabili, che la vita regala a chi li sa scorgere. Tommaso va avanti sulle note e sui testi delle sue canzoni del cuore, e pensa che strada facendo, troverà le risposte, anche se forse non si è ancora fatto tutte le domande. E sa, come gli hanno insegnato i suoi Annarell’ e Sasà, come ama appellare i suoi genitori, e come gli ricordano i versi del suo amato cantante: Sei tu che spingi avanti il cuore ed il lavoro duro di essere uomo e non sapere cosa sarà il futuro. Sei tu nel tempo che ci fa più grandi e soli in mezzo al mondo con l’ansia di cercare insieme un bene più profondo. Perché la vita è adesso!
È adesso, per Tommaso che ha creduto in questa fantastica storia che si chiama vita e che ha un solo tempo: adesso. Un adesso, un istante che ci ricorda come direbbe Tommaso, Tomm Inglísh: Never give up, non mollare mai.

io sono Crio