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INFORMAZIONI STATISTICHE PER L’AGENDA 2030 IN ITALIA

Ogni anno, il Rapporto sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) presenta al pubblico, attraverso un sistema di indicatori, il progresso compiuto globalmente dalla Comunit. Internazionale e, in particolare, dal nostro Paese, verso il raggiungimento dei 17 grandi traguardi – ambientali, sociali ed economici – che ci si . impegnati a raggiungere entro il 2030. Si tratta di un processo, quest’ultimo, che viene da lontano, e che inizialmente ha trovato un innovativo e sostanziale impulso nella prima conferenza mondiale, convocata dalle Nazioni Unite nel 1972 a Stoccolma. Fu allora che la sensibilit. critica nei confronti di un modello fondato sulla crescita della produzione e del consumo di beni senza limiti apparenti, cominciava a tradursi, da una parte, in nuove forme di azione istituzionale, con la nascita, in molti paesi, di agenzie e ministeri per le politiche ambientali; dall’altra, trovava ampio riscontro nel crescente impegno della comunit. scientifica per fornire alle nuove politiche la necessaria base di evidenze. Negli anni Settanta le ragioni della crescita economica e quelle del rispetto della capacit. di carico del pianeta si confrontarono spesso, in modo conflittuale e radicale, con scenari talvolta apocalittici, come quelli tratteggiati dal famoso Rapporto al Club di Roma I limiti dello sviluppo; con un approccio che vedeva imminente il collasso delle risorse della Terra a fronte di una crescita demografica inarrestabile e accompagnata da modelli di consumo incontrollati. Nel tempo, anche grazie al continuo contributo della comunit. scientifica internazionale, si sono esplorate strade che consentissero di affrontare la crisi ambientale secondo una prospettiva meno dicotomica, capace di indicare le trasformazioni indispensabili nei paesi pi. ricchi e tecnologicamente avanzati – consumi energetici e di materie prime, inquinamento, generazione di rifiuti, ecc. – , ma di tener conto altres. della legittima aspirazione dei paesi in via di sviluppo a godere di pi. alti livelli di benessere, anche materiale. Coniugare le necessit. e il benessere delle generazioni presenti – sanando le disuguaglianze e le ingiustizie che tuttora le caratterizzano – con il dovere di assicurare a quelle che verranno la possibilit. di soddisfare le loro esigenze, godendo delle risorse del pianeta e avendone cura e custodia, . la sintesi della fondamentale chiamata all’azione della comunit. internazionale; una chiamata che fu espressa, nel lontano 1987, nel Rapporto sul Futuro di noi tutti, coordinato da una donna straordinaria: la Primo Ministro norvegese Gro Harlem Brundtland. . l’idea di sviluppo sostenibile, una nozione che allora sembrava quasi un ossimoro. Di certo, non una condizione gi. realizzata, bens. un traguardo da raggiungere insieme, come risultato di un impegno condiviso. Da sempre, le politiche per lo sviluppo sostenibile hanno trovato negli strumenti di rilevazione, misurazione e analisi statistica un supporto essenziale, che ha consentito di rappresentare in modo efficace lo stato delle cose e gli obiettivi di cambiamento da raggiungere, gli standard da adottare, i mezzi di cui servirsi. Dagli anni Ottanta in poi, strumenti statistici come gli indicatori del modello DPSIR – Determinanti-Pressione-Stato-Impatti-Risposte, promosso anche dall’OCSE, hanno misurato le interazioni tra uomo e natura, offerto informazioni utili per la definizione di politiche e per la valutazione della loro efficacia, e fornito, attraverso il confronto con indicatori dei costi, importanti riscontri sull’efficienza delle politiche stesse.