ALL’ASILO NIDO SI CRESCE SICURI
Save The Children
All’interno del Manuale per la formazione sul Sistema di Tutela delle bambine e dei bambini da condotte inappropriate, abuso e maltrattamento, viene esplicitato in che modo tutte le bambine e i bambini del mondo sono titolari di diritti così come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata e resa esecutiva dall’Italia nel 1991. Tutti gli adulti hanno la responsabilità, individuale e collettiva, di garantire il pieno rispetto di questi diritti in ogni contesto e di mantenere, in famiglia come a scuola, un ambiente educativo sano, sicuro e protetto. Esporre una bambina o un bambino a qualsiasi forma di abuso, maltrattamento, comportamento pregiudizievole, disagio o carenza grave può avere effetti devastanti sulla sua salute psico-fisica e incidere negativamente sulle sue potenzialità di crescita e di sviluppo. L’asilo nido deve essere un luogo in cui ogni bambina/bambino veda rispettati i suoi diritti e in cui si senta sicura/o e protetta/o da qualsiasi rischio di essere esposta/o a situazioni anche solo potenzialmente lesive. Affinché ciò non sia solo un impegno teorico, adulti – educatori e non – devono stringere un patto, chiaro ed esplicito, assumendosi una responsabilità concreta per la tutela e la protezione dei bambini in qualsiasi contesto. Obiettivo di questa sezione, pertanto, è attivare una riflessione sul diritto dei bambini ad essere protetti da qualsiasi forma di abuso e maltrattamento, e sulla responsabilità, anche legale, degli adulti nel garantirlo.
LE POLITICHE PER L’INVECCHIAMENTO ATTIVO IN ITALIA
Dipartimento per le Politiche della famiglia
Rapporto sullo stato dell’arte
Il presente rapporto costituisce il risultato di un lavoro di ricerca nell’ambito del progetto “Coordinamento nazionale partecipato multilivello delle politiche sull’invecchiamento attivo”. Il progetto mira a promuovere e consolidare un coordinamento nazionale per favorire una maggiore consapevolezza in materia di invecchiamento attivo in Italia, tramite il coinvolgimento degli attori in gioco (decisori pubblici, società civile, comunità scientifica) e a migliorare la conoscenza del fenomeno dell’invecchiamento attivo e delle policy a suo sostegno. L’obiettivo del rapporto è quello di provvedere uno stato dell’arte puntuale (situazione al febbraio 2020, vale a dire al periodo pre-emergenza Covid-19), in merito alle politiche pubbliche in materia di invecchiamento attivo, in Italia. Il lavoro di ricerca si è basato sul framework internazionale che ha caratterizzato e indirizzato il tema negli ultimi anni, in particolare quello prodotto dalle Nazioni Unite, vale a dire il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento con i suoi impegni (commitments), e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, con i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals).
La crisi demografica è una delle principali preoccupazioni del nostro tempo, che l’emergenza sanitaria da Covid-19 rischia di aggravare con risvolti significativi sulla crescita e l’economia del nostro Paese. Il decremento del tasso di natalità trova la sua specularità nel crescente processo di invecchiamento della popolazione, che pone l’Italia al quarto posto, rispetto ai 36 paesi OCSE, per quel che riguarda l’aspettativa di vita, con una media di 83 anni. Il fatto che le persone vivano più a lungo è, di per sé, un elemento positivo, ma è di tutta evidenza che un rapido invecchiamento della popolazione richiede un’azione pubblica concertata per favorire l’integrazione generazionale e promuovere un invecchiamento attivo che contrasti le conseguenze, potenzialmente negative, per gli standard di vita, il welfare, l’occupazione ed il sistema previdenziale e le finanze pubbliche. Il Dipartimento per le politiche della famiglia è oggi fortemente impegnato nella promozione ed è in relazione con le azioni di Governo finalizzate ad assicurare e garantire l’attuazione delle politiche e la tutela dei diritti della famiglia, in ogni ambito e in tutte le sue componenti.
Il lavoro che si sta svolgendo rappresenta un’importante occasione per favorire una maggiore consapevolezza sulle capacità degli anziani e sul loro ruolo nelle nostre comunità, soprattutto in un momento in cui la pandemia da Covid-19 ha evidenziato nuove fragilità che richiedono diverse e ulteriori modalità per salvaguardare e sostenere politiche e strategie di promozione dell’invecchiamento attivo che soddisfino i bisogni e le necessità emergenti.
Riscriviamo il Futuro
Save the Children
L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa
Oggi in Italia più di un milione di bambini vive in un assoluto stato d’indigenza. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, poi, ha aggravato le diseguaglianze e ha esteso rapidamente i confini della povertà. Nel nostro Paese, le famiglie già in difficoltà stanno affrontando in questo periodo una situazione ancora più drammatica: chiuse le scuole, molti bambini sono rimasti indietro; senza gli strumenti e l’adeguato supporto per accedere alle lezioni online, rischiano d’ingrossare le fila dei cosiddetti NEET, ovvero dei ragazzi che non studiano e non lavorano. L’emergenza collegata alla diffusione del Covid-19 mette ancora più a rischio per le fasce più giovani il diritto a una vita dignitosa e ricca di opportunità, nonché all’istruzione, che è la chiave per interrompere la trasmissione della povertà da una generazione all’altra. Bisogna agire in fretta, proteggere bambine, bambini e adolescenti da un tale rischio che non comporta solo una deprivazione economica, ma anche la povertà educativa, impedendo di far fiorire talenti e capacità. In un momento così difficile, non bisogna lasciare indietro nessuno. E ognuno deve impegnarsi perché ciò non accada. Per questo Save the Children lancia la campagna nazionale Riscriviamo il Futuro, per sostenere il percorso educativo di bambine, bambini e adolescenti che vivono nei contesti più deprivati. L’obiettivo è contrastare da subito la perdita di apprendimento, provocata dalla prolungata chiusura delle scuole, e recuperare la motivazione allo studio, per scongiurare l’abbandono del percorso scolastico. Quasi 8 milioni e mezzo di studenti a settembre sono tornati nelle aule, e sarà necessariamente una scuola diversa, una scuola diffusa, capace di dilatare i tempi e gli spazi della didattica. Una scuola che sia punto di riferimento per la comunità educante, che insieme ai servizi sociali e al terzo settore, a partire anche dalle tante esperienze realizzate in questi anni con il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, riesca a raggiungere i bambini che oggi sono invisibili perché disconnessi, e che sappia intercettare i bisogni delle famiglie cadute in povertà materiale e indirizzarli alla rete di supporto del territorio. Le scuole e le famiglie non devono essere lasciate da sole nell’affrontare queste sfide. Dovrà essere un impegno collettivo che veda tutti coinvolti – cittadini, famiglie, scuole, terzo settore, aziende e istituzioni – per una ripartenza che identifichi i diritti dei minori come bussola per intervenire nel presente e riscrivere il futuro. Il Governo, il Parlamento, le Regioni e gli Enti Locali sono chiamati ad affrontare una sfida storica, che deve considerare come priorità dell’agenda politica, dedicando anche il necessario investimento economico, quella di non lasciare indietro nessun bambino come conseguenza di questa emergenza sanitaria.
Rapporto Istat
Rapporto ISTAT
Ogni anno il Rapporto ISTAT, attraverso una prospettiva obiettiva e statistica della realtà, offre una panoramica e spunto di riflessione sulla situazione economica e sociale del Paese. In modo particolare quest’anno, nonostante le difficoltà, il Rapporto è stato incentrato nell’analizzare la situazione emersa dall’emergenza sanitaria considerando gli effetti sulla società e sull’economia italiana.
Il ricordo freschissimo dell’emergenza ha imposto di tenere ferma la consapevolezza della tragedia umana che abbiamo attraversato. Tuttavia, il recupero delle dimensioni del vivere sociale e i segnali confortanti sull’andamento dell’economia debbono spingerci a tracciare mappe verso una prospettiva di ricostruzione e mobilitare le risorse umane e materiali necessarie per procedere su quella via. In entrambi i casi, è necessario capire e conoscere meglio la situazione del Paese.
L’emergenza sanitaria e la crisi economica e sociale che ne è seguita hanno reso ancora una volta chiaro quanto sia vitale il ruolo dell’informazione statistica all’interno dei processi decisionali complessi, quale presupposto per scelte consapevoli e fondate sulla conoscenza.
L’Istat, come la generalità delle Amministrazioni pubbliche e la gran parte delle imprese, si è trovato a dovere operare in condizioni molto critiche, con gran parte del personale impegnato da remoto. Avendo però avviato già prima della pandemia un progetto su larga scala di lavoro agile, sono riusciti a recuperare velocemente l’operatività dell’Istituto evitando discontinuità e cali di qualità nella produzione statistica.
Disponendo a priori dell’informazione di base sull’intera popolazione (proveniente dall’integrazione di fonti fiscali, previdenziali e di bilancio), durante il primo periodo di chiusura delle attività economiche hanno potuto fornire al Paese una conoscenza dettagliata su tutti i settori interessati dai provvedimenti restrittivi. Inoltre, partendo dalla ricca base informativa sui comportamenti e i risultati economici del sistema delle imprese costruita con il Censimento realizzato nel 2019, a maggio e novembre del 2020 sono state effettuate due indagini (con poco meno di 50 mila rispondenti ciascuna) su un campione di unità già fotografate dal Censimento, cogliendo elementi specifici sui comportamenti messi in atto nel corso dell’emergenza. Questa informazione, resa disponibile in tempi eccezionalmente rapidi, è stata in seguito riutilizzata per fornire l’analisi dei profili di solidità e capacità di reazione del sistema, un tema cui andrà altresì riservata una continua attenzione nel prossimo futuro.
Anche sul fronte dei comportamenti degli individui e delle famiglie sono state svolte due rilevazioni ad hoc, sulla vita quotidiana e sulle attività della popolazione durante entrambi i periodi di massima diffusione del SARS-CoV-2 e di restrizioni alla mobilità e alla socialità. Tali indagini hanno dato conto dei comportamenti individuali e collettivi degli italiani, mettendone in luce i cambiamenti nei tempi di vita e nelle percezioni, con particolare attenzione ad alcuni temi critici come, ad esempio, la chiusura delle scuole e le sue conseguenze sull’organizzazione familiare e sull’apprendimento e lo sviluppo emotivo degli studenti.
Rapporto Caritas
Presentazione Rapporto Caritas
Il rapporto di Caritas Italiana, pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà, il17 ottobre, cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19.
Il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil, la più preoccupante dall’avvio delle serie storiche (-12,8%); l’occupazione subisce un duro scossone, registrando un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore di una vistosa impennata degli inattivi. Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008.
E i dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione: da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45% (quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta). Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. Si intravede dunque l’ipotesi di una nuova fase di “normalizzazione” della povertà, come per effetto dello shock economico del 2008. A fare la differenza, tuttavia, rispetto a dodici anni fa è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers. In questo tempo inedito, gli interventi della rete Caritas sono numerosi e diversificati. Una vivacità di iniziative e opere realizzate anche grazie all’azione di circa 62mila volontari che, da Nord a Sud del Paese, non fanno mancare la loro prossimità e generosità verso i più poveri e i più vulnerabili facendo intravedere i segnali della presenza di “anticorpi della solidarietà” a diradare le nebbie della crisi in atto.
Rapporto SDGS 2020
INFORMAZIONI STATISTICHE PER L’AGENDA 2030 IN ITALIA
Ogni anno, il Rapporto sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) presenta al pubblico, attraverso un sistema di indicatori, il progresso compiuto globalmente dalla Comunit. Internazionale e, in particolare, dal nostro Paese, verso il raggiungimento dei 17 grandi traguardi – ambientali, sociali ed economici – che ci si . impegnati a raggiungere entro il 2030. Si tratta di un processo, quest’ultimo, che viene da lontano, e che inizialmente ha trovato un innovativo e sostanziale impulso nella prima conferenza mondiale, convocata dalle Nazioni Unite nel 1972 a Stoccolma. Fu allora che la sensibilit. critica nei confronti di un modello fondato sulla crescita della produzione e del consumo di beni senza limiti apparenti, cominciava a tradursi, da una parte, in nuove forme di azione istituzionale, con la nascita, in molti paesi, di agenzie e ministeri per le politiche ambientali; dall’altra, trovava ampio riscontro nel crescente impegno della comunit. scientifica per fornire alle nuove politiche la necessaria base di evidenze. Negli anni Settanta le ragioni della crescita economica e quelle del rispetto della capacit. di carico del pianeta si confrontarono spesso, in modo conflittuale e radicale, con scenari talvolta apocalittici, come quelli tratteggiati dal famoso Rapporto al Club di Roma I limiti dello sviluppo; con un approccio che vedeva imminente il collasso delle risorse della Terra a fronte di una crescita demografica inarrestabile e accompagnata da modelli di consumo incontrollati. Nel tempo, anche grazie al continuo contributo della comunit. scientifica internazionale, si sono esplorate strade che consentissero di affrontare la crisi ambientale secondo una prospettiva meno dicotomica, capace di indicare le trasformazioni indispensabili nei paesi pi. ricchi e tecnologicamente avanzati – consumi energetici e di materie prime, inquinamento, generazione di rifiuti, ecc. – , ma di tener conto altres. della legittima aspirazione dei paesi in via di sviluppo a godere di pi. alti livelli di benessere, anche materiale. Coniugare le necessit. e il benessere delle generazioni presenti – sanando le disuguaglianze e le ingiustizie che tuttora le caratterizzano – con il dovere di assicurare a quelle che verranno la possibilit. di soddisfare le loro esigenze, godendo delle risorse del pianeta e avendone cura e custodia, . la sintesi della fondamentale chiamata all’azione della comunit. internazionale; una chiamata che fu espressa, nel lontano 1987, nel Rapporto sul Futuro di noi tutti, coordinato da una donna straordinaria: la Primo Ministro norvegese Gro Harlem Brundtland. . l’idea di sviluppo sostenibile, una nozione che allora sembrava quasi un ossimoro. Di certo, non una condizione gi. realizzata, bens. un traguardo da raggiungere insieme, come risultato di un impegno condiviso. Da sempre, le politiche per lo sviluppo sostenibile hanno trovato negli strumenti di rilevazione, misurazione e analisi statistica un supporto essenziale, che ha consentito di rappresentare in modo efficace lo stato delle cose e gli obiettivi di cambiamento da raggiungere, gli standard da adottare, i mezzi di cui servirsi. Dagli anni Ottanta in poi, strumenti statistici come gli indicatori del modello DPSIR – Determinanti-Pressione-Stato-Impatti-Risposte, promosso anche dall’OCSE, hanno misurato le interazioni tra uomo e natura, offerto informazioni utili per la definizione di politiche e per la valutazione della loro efficacia, e fornito, attraverso il confronto con indicatori dei costi, importanti riscontri sull’efficienza delle politiche stesse.
Mappe della povertà educativa in Campania
Che cos'è l'osservatorio povertà educativa
L’osservatorio sulla povertà educativa è curato in collaborazione tra Con i bambini – impresa sociale e Fondazione openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali. Il nostro principale contributo vuole essere la creazione di una banca dati che consenta l’analisi di questi fenomeni su scala comunale o sub-comunale. Attualmente infatti la trattazione della povertà educativa avviene soprattutto utilizzando indicatori nazionali o al massimo regionali, anche per la carenza di dati aggiornati a livello locale. Per fare questo abbiamo identificato e aggregato in un’unica infrastruttura informatica diverse basi di dati comunali rilasciate da una molteplicità fonti ufficiali, con tempi e formati disomogenei. A partire da questa base dati, elaboriamo contenuti periodici, come report e contenuti di data journalism. Inoltre rilasciamo in formato aperto i dati raccolti, sistematizzati e liberati per produrre le analisi dell’osservatorio, con l’obiettivo di stimolare un’informazione basata sui dati.
L’IMPATTO DELLA PANDEMIA DI COVID-19 SU NATALITÀ E CONDIZIONE DELLE NUOVE GENERAZIONI
Primo rapporto del Gruppo di esperti “Demografia e Covid-19”
Come conseguenza della pandemia di Covid-19, tutti gli aspetti della vita sociale ed economica sono stati vissuti nel 2020 in condizione di emergenza, come mai sperimentato prima dalle generazioni nate nell’Italia repubblicana. Ai rischi e ai timori per la salute si è subito aggiunto anche il disagio materiale (sul fronte del lavoro, del reddito, dell’organizzazione familiare) e quello emotivo (legato alle difficoltà nelle relazioni sociali e all’incertezza nei confronti del futuro). La demografia è uno degli ambiti più colpiti dalla pandemia, non solo per l’effetto diretto sull’aumento della mortalità, ma anche per le conseguenze indirette sui progetti di vita delle persone.
La crisi sanitaria non agisce solo come emergenza, produce anche una discontinuità sui percorsi dei singoli. Persone e famiglie sono, in particolare, proiettate in uno scenario nuovo che richiede un attento monitoraggio di come viene vissuta la realtà con cui si confrontano e di come evolve il sistema di rischi e opportunità all’interno del quale si collocano le loro scelte e i loro comportamenti. È indispensabile, allora, poter disporre di adeguate ricerche e analisi in grado di fornire il supporto conoscitivo necessario per politiche mirate, che consentano all’Italia di riprogettarsi e favorire un’apertura positiva e vitale dei propri cittadini verso il futuro.
In questa prospettiva si colloca il Gruppo di esperti sul tema “Demografia e Covid-19” istituto dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia (composto da una rete di studiosi che mette assieme mondo accademico, istituti e centri di ricerca italiani e internazionali). L’insieme delle attività svolte dal Gruppo mira al triplice obiettivo di: consentire al dibattito pubblico di avere riferimenti empirici solidi e aggiornati sull’impatto demo-sociale della pandemia; offrire alla comunità scientifica un panorama delle attività di ricerca in corso; fornire indicazioni utili sul versante delle policy.
Il quadro che viene qui restituito evidenzia un forte dinamismo in termini di ricerche e analisi (sia in Italia che all’estero) relative all’impatto della pandemia sulle famiglie, sulle nuove generazioni, sulla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, sulla dimensione materiale e psicologica. Le prime evidenze disponibili mostrano il prevalere di una combinazione di difficoltà e incertezza che tende ad indebolire le scelte di impegno positivo verso il futuro, in particolare quella di avere un figlio.
I servizi Sociali al tempo del coronavirus
Pratiche in corso nei Comuni italiani
L’ emergenza Covid-19 ha messo la popolazione mondiale in uno stato di allerta
tuttora in corso, sia dal punto di vista sanitario sia dal punto di vista economico ,
con significative ricadute in ambito sociale, che hanno principalmente coinvolto
le fasce di popolazione che già vivevano in condizioni di bisogno, di povertà, di
isolamento o malattia. Ad essi si sono aggiunti altri milioni di persone che stanno
affrontando all’improvviso incertezze e difficoltà gravi e inaspettate.
Tutti i Paesi sono stati chiamati a grandi sforzi per contrastare la diffusione del
Coronavirus, rafforzando le misure preventive, attivandosi per individuare ed
isolare i casi, mettere in campo adeguate procedure gestionali e di contenimento.
L’Italia, primo paese occidentale ad affrontare l’emergenza, ha risposto con
l’introduzione di molteplici ordinanze restrittive, tese a limitare al massimo la
diffusione dell’ epidemia, che hanno mutato le condizioni di vita, lavorative e di
relazione dell’intera popolazione, stravolgendo in pochi giorni ogni quotidianità.
Nella difficoltà di affrontare un fenomeno del tutto sconosciuto, i diversi livelli di
governo hanno prontamente reagito adeguando schemi di programmazione,
finanziamento, gestione, intervento e avviando sperimentazioni, interventi e
servizi o potenziando quelli esistenti.
Assieme ai Servizi sanitari, sui quali i fari mediatici si sono maggiormente accesi,
sono stati i Servizi sociali dei Comuni a sostenere le fasce di popolazione più
fragili, non soltanto recependo le indicazioni arrivate dal livello centrale1, ma
anche ripensando e riorganizzando i propri servizi e mettendo in campo inedite
forme di vicinanza alle persone , alle famiglie, in alcuni casi coinvolgendo attivamente
la comunità locale.
I Comuni, anche a livello di Ambito territoriale, hanno avviato numerosi servizi
e iniziative nei propri territori per rispondere alle necessità della popolazione,
hanno innovato e rafforzato esperienze già presenti, modificando in maniera
flessibile le loro modalità di intervento. In questo contesto le tecnologie informatiche
hanno spesso dato un supporto fondamentale nell’erogazione del servizio,
nella comunicazione, nella gestione dei flussi informativi e nella relazione con gli
stakeholder, prefigurando migliorie nel processo complessivo di digitalizzazione
della PA.
The Future We Want
Essere adolescenti ai tempi del COVID-19
Idee e proposte per un futuro migliore
Il Rapporto The Future We Want è il risultato di un processo di concertazione e condivisione che ha
coinvolto adolescenti dai 15 ai 19 anni e diverse organizzazioni operanti a difesa e supporto dei diritti
dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Il Rapporto è stato redatto dall’Ufficio Regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale in Italia, dal
Comitato Italiano per l’UNICEF Fondazione Onlus e con il supporto dell’Ufficio di Ricerca dell’UNICEF
Innocenti per la tabulazione e ponderazione dei dati del sondaggio.
L’UNICEF ringrazia le organizzazioni, i network e le piattaforme partner – Agevolando, Arciragazzi, Care
Leavers Network, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Scuola-
Zoo, United World College (UWC), U-Report, Junior Achievement Italia, YOUNICEF – che hanno supportato
i lavori del Manifesto The Future We Want, diffondendo il sondaggio e le informazioni raccolte
attraverso la loro rete.
Si ringrazia inoltre il media partner ANSA per avere dato spazio e voce agli adolescenti che si sono
espressi tramite l’UNICEF condividendo i risultati dell’indagine e gli approfondimenti successivi attraverso
i propri canali.
Un grazie sentito va soprattutto ai circa 2000 adolescenti partecipanti alle consultazioni e in particolare a
quelli che hanno elaborato il sondaggio: Alessandro Sileno, Beatrice Motta, Chiara La Rosa, Chiara Zito,
David Joseph, Elisa Cremona, Emanuele Di Fiore, Gianmario Cosentino, Ginevra Cusumano, Ibrahim
Kondeh, Lorenzo Mennuni, Malick Cissay, Marino Pandolfi, Matteo Ianni, Michele Mennuni, Moussa
Cissokho, Nafissa Aboulkassim, Sara Faldetta, Sofia Di Franco, Valentina Moro, Virginia Barchiesi – che
hanno contribuito con le loro riflessioni a dare vita a questa idea.
Senza il loro entusiasmo e i loro sogni questo lavoro non sarebbe stato possibile.