Con gli occhi delle bambine
Atlante dell’infanzia a rischio 2020
Circa dieci anni fa in Egitto, in una sperduta comunità, conobbi una bambina di dieci anni che mi lasciò senza parole. Si era alzata in piedi per raccontare, a me e agli altri colleghi di Save the Children, cosa avesse fatto per lei il programma di educazione che portavamo avanti nella sua comunità. Le aveva permesso di non essere infibulata. Amal – questo il suo nome – aveva scoperto di avere dei diritti e una voce per farli rispettare. Aveva capito di poter pretendere un futuro migliore e aveva convinto la madre e la nonna a non sottoporla a quella pratica brutale, che affonda le sue radici in una tradizione talmente solida e radicata che i genitori la danno per scontata. Mi disse anche che la sua “missione”, a quel punto, era raggiungere lo stesso risultato per la sorella minore. Ricordo di aver ascoltato Amal con un misto di ammirazione e soddisfazione. Ammirazione per quella piccola leader che non aveva avuto paura di lottare con caparbia determinazione. E soddisfazione per aver contribuito con il nostro programma a quel risultato. Dieci anni dopo, in questo 2020 così difficile, nel nostro Punto Luce di Torre Maura a Roma, ho conosciuto una ragazza di origine somala, nata in Italia. Alla domanda “cosa stai imparando qui”, lei con convinzione ha risposto: “Ad essere una cittadina attiva, ad esercitare il mio diritto di partecipare alla vita del Paese e a lavorare per cambiare ciò che non mi piace”. In quel momento, in un altro punto del mappamondo, a distanza di tanto tempo, ho provato gli stessi sentimenti di ammirazione e di soddisfazione di allora. Leggere questo Atlante, dedicato alle bambine e alle ragazze, aiuta a mettere nella giusta prospettiva le esperienze che ho, sin qui, raccontato. I dati e le analisi che si snodano nelle pagine a seguire tracciano un percorso impegnativo, ricco di ostacoli, sfide, problemi per le ragazze. Ma danno anche evidenza della loro capacità di resilienza, del loro saper fare di più anche con meno risorse e della loro spinta a proiettarsi verso l’esterno, ad impegnarsi nella vita pubblica, con una lettura della realtà attenta e consapevole.